Mi è mancato tantissimo scrivere sul blog in questo periodo ma come sapevate avevo gli esami e sono stata super-impegnata
Tutto però si è concluso bene ma, soprattutto, si è concluso! Quindi finalmente potrò godermi quella che, ahimè, sarà in ogni caso l'estate più breve della mia vita: solo due mesi e poi si riparte tra esami d'ammissione e giri per segreterie °3° (Va be', poteva andarmi peggio).
Quanto al percorso che ho portato all'esame, sono molto contenta del risultato finale e soprattutto di aver potuto parlare di qualcosa che avesse stimolato la mia curiosità e non, come accade alle volte, di un argomento che per quanto serio/complesso/potenzialmente interessante finisce per essere esposto male e in fretta perché non trattato con interesse in primis dallo studente.
Siete ora curiosi di sapere di cosa ho parlato? :3 Be', visto che gli esami sono finiti posso rendere la mia "opera" di dominio pubblico quindi ecco a voi:
Hiroshima
e Nagasaki
arte
e letteratura del nucleare
Il
6 agosto 1945 l'Aeronautica militare americana sganciò il
primo ordigno nucleare mai impiegato in un contesto bellico, nome in
codice “Little Boy”, sulla città di Hiroshima seguito a
tre giorni di distanza dallo sgancio di una bomba simile, denominata
“Fat Man”, al di sopra della città di Nagasaki.
Entrambi
gli ordigni erano il risultato delle ricerche condotte dagli
appartenenti al Progetto Manhattan, nato nel 1939 durante
l'amministrazione Roosvelt, il quale arrivò a contare più
di 130 000 persone che dedicassero i propri sforzi allo sviluppo di
tecnologie tali da realizzare ordigni atomici e alla produzione di
sufficienti quantità di materiale fissile.
“Little
boy” dal diametro di un metro e mezzo, lunga tre e con un peso di
cinque tonnellate non aveva un bersaglio preciso che fu deciso al
momento, in base alle condizioni atmosferiche dunque fino all'arrivo
del bollettino
meteorologico: "a
Kokura cielo coperto in prossimità del suolo per nove decimi;
a Nagasaki coperto totalmente; a Hiroshima quasi sereno, visibilità
10 miglia"
Perché
scegliere un bersaglio con una visibilità tanto elevata?
Hiroshima è stato allora soltanto un test?
Diversi fattori
concorrono ad indicare che sia stato effettivamente così
secondo l'attuazione di quel pensiero strumentale, su cui si basava
la critica alla società occidentale del filosofo tedesco Max
Horkheimer, che esprime una razionalità malata e tuttavia alla
base della società: la volontà dell'uomo di dominare la
natura accompagna un processo di “disumanizzazione” tale per cui
il progresso minaccia di distruggere l'idea stessa di uomo ovvero la
sua umanità, la sua capacità critica, a cui non viene
più sottoposto il dilemma circa la bontà dei fini che
si intende raggiungere poiché è il “sistema” che
distingue il bene dal male e non più la ragione che, privata
della sua autonomia, diviene strumento per raggiungere scopi già
stabiliti.
Quanto alla scelta
della località, Hiroshima era il centro perfetto, insieme ad
altri selezionati precedentemente, per sperimentare gli effetti di un
ordigno nucleare su una città. Il ponte Aioi, sul fiume Ota,
in virtù della sua forma a “T” risultava un ottimo
bersaglio per la sua posizione centrale e come elemento per misurare
la scala dell'area interessata dalla detonazione mentre il B29 “Great
Artist” accompagnava, con compiti di ricognizione fotografica, il
B29 “Enola Gay” pilotato da Paul W. Tibbets che avrebbe invece
lasciato cadere l'ordigno.
La tragicità
degli avvenimenti del 1945 colpì fortemente tanto i giapponesi
quanto l'opinione pubblica mondiale: dall'ambito musicale a quello
letterario a quello cinematografico è impossibile non
individuare testimonianze di quanto accaduto.
Il libro forse più
noto è “Sadako Will Leben!” di Karl Bruckner, giunto in
Italia come “Il gran sole di Hiroshima”.
Sadako
è una hibakusha, una dei sopravvissuti alla detonazione della
bomba atomica ovvero <<coloro che
non si suicidarono nonostante avessero tutte le ragioni per farlo;
che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più
orrende condizioni mai sofferte dall'umanità>>,
come li definì il premio Nobel per la letteratura Kenzaburō
Ōe nel suo libro “Note su Hiroshima”, testimonianza di un popolo
che con grande dignità vive giorno per giorno il dramma di
combatte una battaglia per la vita molto spesso vana.
La
narrazione de “Il gran sole di Hiroshima” procede seguendo
soprattutto le vicende anteriori e posteriori allo sgancio della
bomba atomica sulla città dal punto di vista di Sadako e del
fratellino di sei anni più grande, Shigeo, descrivendo le
vicende della dura vita quotidiana comune a milioni di giapponesi (la
fame costante, i turni interminabili delle operaie nell'industria
bellica, l'assenza di un padre che come molti uomini era stato
costretto ad arruolarsi) ma anche il fermento che si viveva nelle
basi giapponesi, in cui alcuni già avevano compreso come la
guerra fosse perduta avendo ormai l'Imperatore preparato un'offerta
di capitolazione, e in quelle americane, in cui si avvertiva il senso
d'attesa per qualcosa di grande che ancora doveva accadere.
Sadako,
a cui a soli undici anni venne diagnosticata la leucemia, piegò
innumerevoli gru di carta affidandosi ad un'antica leggenda secondo
cui colui che ne avesse create mille avrebbe potuto esprimere un
desiderio, quello di poter tornare a giocare e correre come tutti i
suoi coetanei, ma la morte della bambina fu inevitabile: nel 1958
venne collocata nell'Hiroshima Peace Memorial una statua raffigurante
una bambina dalle cui mani spicca il volo una gru, divenuta simbolo
di pace, e oggi tutt'attorno ad essa sono presenti migliaia di
ghirlande di carta.
A
livello musicale sono numerosi i brani che potrebbero essere
richiamati alla memoria, fra questi vi è quello degli Iron
Maiden, “Brighter than a thousand suns”:
“Bury
your morals and bury your dead
Bury your head in the sand
E=mc squared you can relate
how we made God
With our hands “
Bury your head in the sand
E=mc squared you can relate
how we made God
With our hands “
Forte
è la denuncia di un atto compiuto dagli stessi uomini che ora
seppelliscono la propria morale, affermando che un atto simile, pur
avendo sacrificato vite giapponesi, era stato in grado di risparmiare
un numero ben maggiore di vite americane: come sostenuto da Tzvetan
Todorov, filosofo e saggista bulgaro, tuttavia <<l'argomento
dei morti probabili ma evitati non sembra del tutto convincente>>
inoltre viene da domandarsi se la capitolazione incondizionata,
auspicata conseguenza dello sgancio dell'atomica, fosse veramente
così indispensabile da giustificare il dispiego di tali mezzi.
Il Giappone sarebbe stato disposto ad arrendersi a condizione però
di poter mantenere un'istituzione fondamentale e storica come quella
dell'Imperatore ma, al rifiuto apposto dagli americani, non rimase
che la via del <<combattimento all'ultimo sangue>>;
all'indomani della vittoria USA, tuttavia, gli americani decidono di
mantenere l'istituzione dell'Impero ma, dal momento che una tale
formula venne accettata, appare incongruo l'impiego degli ordigni
nucleari ai fini della capitolazione. Più realisticamente è
possibile immaginare che uno degli intenti degli USA fosse
impressionare la Russia con la propria schiacciante potenza bellica
il che costituirebbe il primo passo verso la Guerra Fredda; un peso
non indifferente sulla decisione dello sgancio lo ebbero anche il
ricordo dell'umiliazione subita a Pearl Harbor e il razzismo nei
confronti dei giapponesi fomentato dalla propaganda americana nonché
il pensiero strumentale ben rappresentato nelle parole di Robert
Oppenheimer, direttore scientifico del progetto Manhattan che diede
vita alle prime bombe atomiche:<<A mio parere, quando si vede
qualcosa che è tecnicamente seducente, si parte e lo si fa; ci
si pone le domande su ciò che provocherà solo dopo aver
ottenuto il successo tecnico>>.
Fra
le opere che fanno riferimento agli eventi legati alla bomba
nucleare, riveste un ruolo di particolare rilievo la già
citata “Note da Hiroshima”, in cui Kenzaburō Ōe cede la parola
agli hibakusha e ai medici che ebbero a che fare con loro, persone
divise fra il dovere di ricordare e il diritto a mantenere il
silenzio, a non diventare solo nuove vittime che vadano ad aggiornare
le statistiche: Ōe riporta parte di una lettera inviatagli dal
medico Matsusaka Yoshitaka in cui questi scrive:<<La gente di
Hiroshima [...] vuole avere una sua vita e una sua morte. Non vuole
che la sua sciagura venga messa in mostra e trasformata in dati a uso
del movimento antinucleare o di qualche altra battaglia politica>>;
da queste poche parole appare con chiarezza come uno dei desideri
principali degli hibakusha, ripreso in modo ricorrente nel libro, sia
quello di poter essere padroni della propria vita preferendo, con
grande dignità, vivere come persone ordinarie almeno fino
all'eventuale presentarsi dei sintomi piuttosto che <<essere
trattati come dati da scagliare contro la proliferazione delle bombe
atomiche>>. Il termine stesso hibakusha indica coloro che sono
stati colpiti dal bombardamento (da “hi” subire, “baku”
esplosione, “sha” persona) e non, come sarebbe più facile
identificarli, i sopravvissuti all'olocausto atomico, termine per
altro poco apprezzato dagli stessi hibakusha quasi paresse loro di
offendere la memoria dei propri morti: è una sottile
differenza lessicale che tuttavia mette ben in mostra come negli
hibakusha sia possibile trovare, come scrive lo stesso Ōe, il cuore
della dignità umana.
È
tuttavia naturale domandarsi perché si sappia così poco
delle vicende legate agli hibakusha tuttavia loro per primi hanno
spesso espresso il desiderio di poter dimenticare così da non
essere considerati diversi e furono moltissimi i casi di suicidio e
di chi si segregò volontariamente nelle proprie case. A queste
motivazioni è possibile aggiungere il fatto che la
testimonianza degli hibakusha è stata talvolta messa a tacere,
come il diario composto da 176 testimoni che venne sepolto in un
archivio in modo tale da non suscitare ulteriore imbarazzo per gli
americani, ma è proprio su queste parole dimenticate che si
basa il saggio di Ōe, rendendole il fulcro su cui si basa l'opera.
Uscendo
da un contesto letterario, numerosi restano i lavori che si legano
più o meno velatamente alle vicende di Hiroshima e Nagasaki:
molti di essi appartengono alla sfera cinematografica e più
nello specifico a quella dei film d'animazione, una produzione assai
fiorente in Giappone, benché piuttosto sminuita nel nostro
Paese.
L'animazione
giapponese nacque negli anni Trenta all'insegna della guerra e come
mezzo di propaganda al sistema nazionalista sotto forma di
cortometraggio tanto che fra il 1933 e il 1938 vennero tratti cinque
corti dal manga Norakuro (“Nero Randagio”) il cui protagonista è
un cane che si arruola nell'Esercito Imperiale. Kuro incarna
l'immagine del soldato coraggioso, un'icona adeguata al periodo
essendo l'esercito giapponese impegnato nella guerra contro la Cina,
a cui è riconducibile l'Esercito delle Scimmie contro cui
combatte Kuro, in seguito al cosiddetto Incidente della Manciuria in
cui un tratto di ferrovia giapponese, nei pressi di Mukden, venne
fatto esplodere nel 1931; l'attentato venne attribuito a terroristi
cinesi e in questo modo il Giappone colse il pretesto per invadere ed
annettere la Manciuria.
Per
quanto riguarda la situazione che seguì le vicende di
Hiroshima e Nagasaki, alcuni elementi chiave di quel dopoguerra
segnarono fortemente l'immaginario da cui la produzione artistica
successiva attinse inoltre la sottomissione, anche psicologica, agli
Stati Uniti e la mancata possibilità di metabolizzare il
proprio lutto storico fecero emergere colpe e colpevoli.
Il
tentativo di trasformare il Giappone in un Paese democratico
filo-occidentale si scontrò con il radicato concetto di ie,
famiglia, che più ampiamente indica un gruppo sociale fondato
su un certo tipo di organizzazione gestionale e in cui i rapporti
umani all'interno del gruppo sono considerati essere più
importanti di qualsiasi altro rapporto; tuttavia, con l'approvazione
della nuova Costituzione il 5 marzo 1946, le nuove libertà
individuali entravano in contrasto con la più antica idea di
ie: il Giappone viveva così la sua prima grande
frattura da cui emerse una generazione recante con sé quella
dicotomia che nel campo dell'animazione si tradusse in uno scontro
aperto con la generazione precedente.
Ai
giovani era assegnato il difficile compito di ricostruire il presente
e pianificare il futuro di un Paese ormai privo di figure di
riferimento, in una nazione che aveva subito l'umiliazione della
sconfitta e il cui Imperatore era stato costretto a negare la
propria natura divina, da sempre ispiratrice del popolo giapponese.
<<Di
questo trauma,>> scrive Jean-Marie Boussiou, storico del
Giappone <<i futuri mangaka hanno tratto due grandi
narrazioni che si trovano in molteplici forme fin nei manga
odierni>>: un primo filone narrativo propone un mondo
post-apocalittico in cui, gruppi di giovani sopravvissuti, devono far
fronte al fallimento degli adulti in una continua lotta per la
sopravvivenza; il secondo scenario vede come protagonisti giovani
nipponici al comando di macchine formidabili nella lotta contro
l'invasione del proprio Paese ad opera di razze aliene, vincendo
quella guerra che i loro padri avevano perso.
L'elemento
scientifico è essenziale nel periodo in cui i giapponesi si
sono resi conto del potere della tecnologia e della scienza contro
cui tutto il loro coraggio risulta inutile: il compito delle nuove
generazioni è dunque appropriarsi della tecnologia e metterla
però al servizio della pace e del progresso per evitare una
“nuova Hiroshima”.
Per
quanto riguarda i lungometraggi, uno dei riferimenti più
espliciti è riscontrabile nel film di Hayao Miyazaki “Nausicaä
della Valle del Vento”, considerato il primo prodotto dallo Studio
Ghibli per le tematiche riconducibili ai lavori successivi benché
effettivamente realizzato prima della fondazione dello stesso, in cui
viene proposto un mondo reduce dalla cosiddetta battaglia dei Sette
Giorni in cui furono adoperati giganteschi automi dotati di arsenali
atomici. La potenza di simili armi interessa molti sopratutto il
regno di Tolmekia il quale è disposto a risvegliare uno dei
Guerrieri Invincibili pur di ottenere quella potenza militare che gli
avrebbe assicurato il dominio sui regni vicini.
Un
altro aspetto interessante riguarda il ruolo che viene attribuito
alla Giungla Tossica, una distesa di piante velenose che ha
cominciato a ricoprire il pianeta come effetto delle radiazioni;
tramite alcuni esperimenti, Nausicaä comprende come sia solo il
terreno superficiale, essendo contaminato, a rendere pericolosa la
vegetazione: non è dunque la natura a costituire un pericolo
di per sé bensì è l'uomo a danneggiarla, finendo
per danneggiare anche se stesso una volta valicati dei limiti che non
andavano superati.
Oltre
allo sgancio delle bombe atomiche, anche i numerosi blitz aerei che
gettarono bombe incendiarie sulle città giapponesi, e
soprattutto su Tokyo, lasciarono un segno indelebile nella memoria
della nazione: in un Paese in cui gran parte delle abitazioni era
costituito di legno e carta, il fuoco faceva molti più danni
delle bombe consuete; richiami a simili fatti sono riscontrabili nel
film “Una tomba per le lucciole” di Isao Takahata in cui viene
offerta una profonda riflessione sull’impatto deformante che la
guerra ha sull'uomo seguendo i passi di due fratelli i quali, rimasti
orfani dopo una pioggia di bombe incendiarie su Kobe e costretti a
vivere da una zia che con molta ipocrisia afferma di prendersi cura
di loro nonostante l'ingratitudine che le dimostrano, lasciano la
casa dei parenti per vivere da soli. Il lungometraggio presenta
spesso immagini forti in cui una violenza, non gratuita, e la
sofferenza della gente comune rivelano la follia e l'irragionevolezza
della guerra, evidenziando il sacrificio dell'infanzia dei due
protagonisti, Seita e Setsuko, passata in secondo piano rispetto alla
necessità di sopravvivere. I toni cupi e talvolta crudi
pongono lo spettatore in una sensazione di impotenza condivisa dai
fratelli i quali andranno entrambi incontro alla morte, in un buio,
metafora della guerra, in cui le lucciole, effimere e fugaci, sono le
uniche fonti di luce.
L'elemento
comune a tutte queste opere è la volontà di mantenere
vivo un ricordo, perché avvenimenti di simile gravità
non vengano scordati ma è anche chiara la volontà di
guardare al futuro e non fare dei sopravvissuti delle vittime,
riconoscendo loro la dignità di persone che non sono solo
statistiche o volti anonimi, quasi irreali, e che non possono e non
devono essere relegate nel passato: <<Chi di noi>> si
domanda Ōe <<potrà chiudere i conti con Hiroshima?>>.
Bibliografia:
”Sadako
Will Leben!” di Karl Brukner 1961, “Il gran sole di Hiroshima”
1969 Giunti, traduzione italiana di Maria Minellono.
”Hiroshima
nōto” di Kenzaburō Ōe 1965, “Note da Hiroshima” 2008 ALET,
traduzione italiana di Gianluca Coci.
”Memoria
del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico” di
Tzvetan Todorov, Garzanti 2011, traduzione italiana di R. Rossi (pp.
277-283, 285-287)
“Il
Manga. Storia e universi del fumetto giapponese” di Jean-Marie
Bouissou, Tunué 2011 (pp.41-42)
Testo:
“Brighter
than a thousand suns” Iron Maiden, A Matter of Life and Death”
(2006)
We
are not the sons of God
We are not his chosen people now We have crossed the path he trod We will feel the pain of his beginning
Shadow
fingers rise above
Iron fingers stab the desert sky Oh Behold the power of man On its tower ready for the fall
Knocking
heads together well
Rise a city build a living hell Join the race to suicide Listen for the tolling of the bell
Out
of the universe a strange love is born
Unholy union trinity reformed
Yellow
sun it’s evil twin
In the black the wings deliver him We will split our souls within Atom seed to nuclear dust is riven
Out
of the universe a strange love is born
Unholy union, trinity reformed
Out
of the darkness
Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns
Bury
your morals and bury your dead
Bury your head in the sand E=mc squared you can relate how we made God With our hands |
Whatever
would Robert have said to his God
About how we made war with the sun E=mc squared you can relate how we made God With our hands
All
the nations are rising
Through acid veils of love and hate Chain letters of Satan Uncertainty leads us all to this All the nations are rising Through acid veils of love and hate Cold fusion and fury
Divide
and conquer while ye may
Others preach and others fall and pray In the bunkers where we’ll die Where the executioners they lie
Bombers
launch with no recall
Minutes warning of the missile fall Take a look at your last sky Guessing you won’t have the time to cry
Out
of the universe a strange love is born
Unholy union, trinity reformed
Out
of the darkness
Out of the darkness Out of the darkness Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns Out of the darkness Brighter than a thousand suns
Holy
Father we have sinned
|
Traduzione:
Non
siamo i figli di Dio
Adesso non siamo il suo popolo prescelto Abbiamo attraversato il sentiero che ha percorso Sentiremo il dolore della sua creazione
Le
dita dell’ombra si innalzano nell’aria
E le dita di ferro pugnalano il cielo del deserto Oh, osservate il potere dell’uomo In cima alla sua torre, pronto a cadere
Sbattiamo
la testa ma non capiamo comunque
Costruiamo una città e creiamo un inferno Unitevi alla razza per il suicidio Ascoltate il battito della campana
Fuori
dall’universo è nato uno strano amore
Un’unione sacrilega, la trinità si è riformata
Il
sole giallo ha un gemello maligno
Le ali lo portano in mezzo all’oscurità Le nostre anime scompariranno da dentro di noi Il seme atomico viene spaccato in due dalla polvere nucleare
Fuori
dall’universo è nato uno strano amore
Un’unione sacrilega, la trinità si è riformata
Fuori
dall’oscurità
Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli
Seppellite le
vostre morali e i vostri morti
Seppellite le vostre teste nella sabbia Potete basarvi sulla regola dell’e=mc2 È così che abbiamo creato Dio Con le nostre mani |
Qualsiasi
cosa Robert abbia detto al suo Dio
A proposito della nostra guerra contro il sole Potete basarvi sulla regola dell’e=mc2 È così che abbiamo creato Dio Con le nostre mani
Tutte
le nazioni stanno salendo al cielo
Attraverso acidi veli di amore ed odio Le lettere a catena di Satana E l’incertezza ci hanno portato a tutto ciò Tutte le nazioni stanno salendo al cielo Attraverso acidi veli di amore ed odio Fusione fredda e furia
Dividete
e conquistate, finché potete
Gli altri pregano e gli altri cadono e pregano Nei bunker dove moriremo Riposano gli esecutori
Le
bombe vengono lanciate senza ritegno
I minuti prima della caduta del missile sono pochi Guarda il cielo per l’ultima volta Credo che non avrai tempo per piangere
Fuori
dall’universo è nato uno strano amore
Un’unione sacrilega, la trinità si è riformata
Fuori
dall’oscurità
Fuori dall’oscurità Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli Fuori dall’oscurità Più luminoso di mille soli
Santo Padre,
abbiamo peccato
|
”Kaze
no tani no Naushika” di Hayao Miyazaki 1984 (”Nausicaä della
Valle del Vento”), Giappone 116min colore.
”Hotaru
no haka” di Isao Takahata 1988 (“Una tomba per le lucciole”),
Giappone 85min colore.
Sitografia:
E voi? Come avete passato questi giorni? A qualcuno sono stati inflitti i dolorosi esami di maturità? Come sono andati? E, per ci è già passato, come vi era andata? Quali livelli di panico estremo eravate stati in grado di raggiungere? **
Complimenti Miki, per i risultati ottenuti e per la bellissima tesina!
RispondiEliminaOra goditi le meritate vacanze!
Grazie mille :D
EliminaCercherò di sfruttare al massimo questi due mesi **
Ciao Miki,
RispondiEliminabuone vacanze allora... anche se un po' corte!
Grazie :3
EliminaVedrò di accontentarmi: sono sempre meglio di nulla xD