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domenica 13 luglio 2014

-Chi ben comincia- #5

Buongiorno! :D
Ritorniamo alla vecchia routine, si era detto nel post di qualche giorno fa ed è così che tiro fuori dal cassetto una rubrica che non compariva dal lontano 28 aprile (mamma mia!) ovvero Chi ben comincia!

Ricordiamo le regole:

Si prende un libro qualsiasi nella propria libreria (magari è meglio averlo prima letto... xD)
Si copiano le prime righe (possono essere 10-15 oppure di più... come preferite)
Si scrive titolo e autore del libro per chi fosse interessato ad acquistarlo
Si aspettano i commenti



<<Alcuni anni or sono, visitando, o per meglio dire rovistando all'interno di
Notre-Dame, l'autore di questo libro trovò in un recesso oscuro di una delle torri,
questa parola incisa a mano sul muro:

 ANAΓΚΗ*

Queste maiuscole greche, annerite dal tempo e scolpite piuttosto profondamente nella
pietra, un non so che nei tratti tipici della grafia gotica presente nella forma e nella
disposizione, quasi ad indicare che era stata una mano medievale a scriverle là, ma
soprattutto il senso lugubre e fatale che esse racchiudono, colpirono vivamente
l'autore.
 Egli si chiese, cercò di indovinare quale potesse essere stata quell'anima in
pena che non aveva voluto abbandonare questo mondo senza lasciare un simile
marchio di crimine o di sventura in fronte alla vecchia chiesa.
 In seguito, il muro (non so più quale) è stato imbiancato o raschiato e
l'iscrizione è scomparsa. Perché è così che si trattano da circa duecento anni in qua le
meravigliose chiese del Medio Evo. Le mutilazioni sono loro inflitte da ogni parte,
dal didentro come dal difuori. Il prete le imbianca, l'architetto le raschia, poi
sopraggiunge il popolo che le demolisce.
 Così, tranne il fragile ricordo che le dedica qui l'autore di questo libro, non
rimane più niente oggi di questa parola misteriosa incisa nella oscura torre di
Notre-Dame, niente dell'ignoto destino che essa riassumeva così malinconicamente.
 Già da parecchi secoli, l'uomo che ha scritto questa parola su quel muro è
scomparso dal novero delle generazioni, la parola, a sua volta, è scomparsa dal muro
della chiesa, forse la chiesa stessa scomparirà ben presto dalla faccia della terra.
 Proprio su quella parola si è fatto questo libro.

Marzo 1831>>
*leggi "Anànche"

Il libro che ho scelto per oggi è un classico; lo so, forse era più interessante parlare di un titolo meno noto ma avremo tanti Chi ben comincia per trattare anche quelli dunque permettetemi di parlarvi di Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. (Che potete trovare in pdf versione integrale qui)
L'osservatore di quasi tutta la vicenda è il buon Pierre Gringoire, un povero poeta il cui lavoro, come si vede fin dal primo capitolo, viene ben poco apprezzato; oltre a lui troviamo i più famosi Claude Frollo, la bella Esmeralda e l'orribile Quasimodo, il superficiale Phoebus e il capo dei gitani Clopin.
Ma perché scegliere proprio questo libro? Perché è un dei miei classici preferiti ovviamente u.u una passione che è nata ai tempi dei VHS quando mia mamma registrò dalla tv il musical di Cocciante e me lo fece vedere.
Io ero molto piccola, non ricordo quanti anni avessi, e non capii quasi nulla della storia ma mi piacquero immensamente le canzoni e i costumi tanto che anni dopo acquistammo il DVD e ce lo rivedemmo: fu una rivelazione. Come potrete immaginare, a qualcosa come quindici anni ero ora in grado di comprendere la trama e volli assolutamente leggere il libro per conoscere la storia per intero visto che, come sempre accade in film o musical che siano, delle parti erano sicuramente state tagliate o modificate.
Di solito non amo le storie tragiche (spero che questo non sia uno spoiler per voi, parto con l'idea che le vostre conoscenze di questo romanzo non inizino e finiscano con il film della Disney...) ma, complice il talento per la narrazione proprio di Hugo, ogni volta che inizio questo libro devo assolutamente finirlo, mi è semplicemente impossibile abbandonarlo
Ci sono solo due capitoli un po' ostici, "Parigi a volo d'uccello" e "Questo ucciderà quello" che sono praticamente delle parentesi descrittive e analitiche ma il resto fila che è una meraviglia :3

<<La sua forza, così straordinariamente sviluppata, era una causa in più di
cattiveria. Malus puer robustus, dice Hobbes.
 D'altronde, a questo proposito, bisogna rendergli giustizia: forse la cattiveria
non era innata in lui. Fin dai suoi primi passi fra gli uomini si era sentito, poi si era visto, schernito, biasimato, respinto. Per lui la parola umana era sempre uno scherno o una maledizione. Crescendo, non aveva trovato che odio intorno a sé. Se ne era impossessato. Si era assicurato la cattiveria generale. Aveva raccolto l'arma con cui era stato ferito.
 Dopo tutto, non volgeva che a malincuore il volto verso gli uomini. La sua
cattedrale gli bastava. Essa era popolata di figure di marmo, re, santi, vescovi, che almeno non gli scoppiavano a ridere in faccia e non avevano per lui che uno sguardo tranquillo e benevolo. Le altre statue, quelle dei mostri e dei demoni non nutrivano odio per lui, Quasimodo. Somigliava troppo a loro, perché lo potessero odiare. Esse piuttosto schernivano gli altri uomini. I santi erano suoi amici e lo benedicevano; i mostri erano suoi amici e lo proteggevano. Così aveva lunghi sfoghi con loro. Così passava a volte ore intere, accovacciato davanti ad una di queste statue, a discorrere da solo con lei. Se sopraggiungeva qualcuno, fuggiva via come un amante sorpreso nel bel mezzo della sua serenata.
 E la cattedrale non era per lui soltanto la società, ma anche l'universo, ma anche tutta la natura. Non sognava altre spalliere fiorite se non le vetrate sempre in fiore, altra ombra se non quella del fogliame di pietra che si apre carico di uccelli nel folto dei capitelli sassoni, altre montagne se non le torri colossali della chiesa, altro oceano se non quello di Parigi che frusciava ai loro piedi.
 Ciò che soprattutto amava nell'edificio materno, ciò che risvegliava la sua anima e le faceva aprire le povere ali che teneva così miseramente piegate nella sua
caverna, ciò che talvolta la rendeva felice, erano le campane. Egli le amava, le accarezzava, parlava loro, le capiva. Dal carillon della guglia della crociera fino alla grossa campana del portale, provava tenerezza per tutte. Il campanile della crociera, le due torri, erano per lui come tre grandi gabbie, i cui uccelli, allevati da lui, cantavano solo per lui. Eppure erano state queste stesse campane a renderlo sordo, ma spesso le madri amano di più il figlio che le ha fatte maggiormente soffrire.
 È vero che la loro voce era la sola che potesse ancora udire. Per questo, la grossa campana era la sua preferita. Era quella che amava di più in questa famiglia di
figlie chiassose che si agitavano intorno a lui nei giorni di festa. Questa grande
campana si chiamava Marie. Era sola nella torre meridionale con la sorella
Jacqueline, campana di taglia più piccola, chiusa in una gabbia meno grande accanto alla sua. Jacqueline era così chiamata dal nome della moglie di Jean de Montagu, il quale l'aveva donata alla chiesa, cosa che non gli aveva impedito di comparire senza testa a Montfaucon. Nella seconda torre c'erano altre sei campane, ed infine le sei più piccole abitavano sul campanile della crociera, con la campana di legno che si suonava solo dal pomeriggio del giovedì santo fino al mattino della vigilia di Pasqua.
Quasimodo aveva dunque quindici campane nel suo serraglio, ma la grossa Marie era la favorita>>.

Per quest'estate, essendomi state risparmiate le "letture consigliate" di scuola, ho deciso di leggermi un po' di libri... inusuali: di un genere insomma che di solito non leggo quindi classici, che se inflitti da qualche professore non possono che essere odiati <<ma il libro di quel signore, che bello! Leggetelo e rileggetelo, ragazzi, sotto il banco, mentre il professore parla d'altro. Vi invito e una letture clandestina di Manzoni, come se fosse un libro proibito. Forse lo amerete>>.

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